Lo scorso fine settimana ho visitato un’azienda in provincia di Pavia che adotta i principi dell’agricoltura biodinamica, la Cascine Orsine. La biodinamica è basata su metodi fortemente legati a un’etica della natura, che contemplano la piena sintonia tra uomo, animali e terra, promuovendo la fertilità e la vitalità del terreno e allo stesso tempo le qualità tipiche delle specie vegetali e animali. Il rispetto dei ritmi e dei cicli porta così a non utilizzare fertilizzanti minerali sintetici e pesticidi, mentre il terreno viene gestito secondo i cicli cosmici e lunari. C’è insomma un totale rispetto dell’ecosistema del suolo, in un meccanismo pienamente naturale in cui spesso – e l’azienda che ho visitato non fa eccezione – alle coltivazioni si affianca l’attività di allevamento: gli animali forniscono il fertilizzante naturale per i campi, che assieme al compost fornito dal materiale vegetale, serve alla concimazione dei terreni. 

Sempre più spesso, i principi dell’agricoltura biodinamica sono seguiti anche da coltivatori diretti per così dire convenzionali, che applicano tecniche che consentono di dare più vita al terreno.  Al di là del “romanticismo” con il quale alcuni processi vengono illustrati e giustificati, alla fine sempre più aziende adottato i principi della biodinamica, perché i risultati sono concreti e tangibili.

Abbiamo parlato anche dell’importanza dei processi, spesso sottovalutata, che qui trova una propria dignità altrove dimenticata: il percorso che porta al prodotto finale inevitabilmente pesa sulla qualità e sulle caratteristiche dello stesso, sul quale di fatto resta traccia di tutte le fasi che portano alla sua generazione.