Sul Mercato Digitale europeo, le Pmi devono avere pari accesso al credito, pari pressione fiscale e pari potere d’acquisto. Solo in questo modo potremmo far sì che Internet sia davvero equo.

Ricordo che tutti i benefici pratici e le tutele del mercato unico devono essere percepiti dall’utente finale, altrimenti investiamo tante energie raccogliendo ben poco.

In secondo luogo, all’interno del Mercato Unico dobbiamo cercare di non apportare contributi contraddittori. La piattaforma che vogliamo realizzare deve essere la più uniforme possibile.

Dobbiamo fare in modo che le Pmi competano ad armi pari in termini di tassazione, accesso al credito, potere d’acquisto.

La circolazione di merci e servizi deve essere reale. Non possiamo autorizzare forme di protezionismo, nemmeno se celate dietro giochi di parole come “geoblocking lecito”.

Il quadro sull’indicazione di origine dei prodotti deve essere realizzato. Deve essere un quadro chiaro, uniforme, che deve valere, oltre che per le imprese del settore agroalimentare, anche per le imprese artigiane e industriali. In modo da dare ai consumatori la possibilità di compiere scelte di acquisto consapevoli. Si tratta di una forma di arricchimento per il mercato e per l’economia europea.

Chiudo parlando di Sharing Economy, un settore che si sta sviluppando velocemente. Molto più velocemente delle norme ad esso dedicate. Quindi dobbiamo avere un approccio flessibile, un approccio volto ad anticipare queste pratiche, che sono sempre più frequenti. I lavoratori di questo nuovo settore devono poter avere delle forme di contratto adeguate, anche per approcciarsi in modo corretto al pagamento delle imposte.

Dobbiamo lavorare per sviluppare questo quadro e dare la possibilità a questo nuovo settore di svilupparsi.

Riprendo la citazione del ministro delle finanze francese, il quale dice che oggi è molto più facile trovare i clienti che non i capi.

La nuova normativa europea deve necessariamente agevolare queste nuove forme di imprenditorialità.