Il Pd deve smettere di danneggiare i nostri prodotti, la nostra cultura alimentare, la nostra storia.

In Europa gli eurodeputati di Renzi hanno votato a favore di un’entrata scandalosamente enorme di olio tunisino in Italia, danneggiando i nostri produttori e i cittadini. Ora la storia potrebbe ripetersi con il vino italiano più venduto nel mondo, il Lambrusco, che rischia di perdere la propria tutela europea sempre per colpa dei cari amici del Pd!

Fino ad oggi un produttore di vino cinese o un produttore rumeno non potevano commercializzare in Europa un vino che portasse il nome “Lambrusco” in etichetta, anche se il vino veniva prodotto con uve da Lambrusco, che ha il proprio cuore pulsante tra Modena, Reggio Emilia e Mantova. Ma con la posizione assunta dal Pd sarà possibile trovare nelle tavole di tutta Europa “Lambrusco di Shangai” anziché lambrusco italiano.

Stavolta non è un colpo di mano dell’Europa

Purtroppo la tutela del marchio “Lambrusco” è soltanto precaria. La Commissione Europea sta infatti valutando di modificare il regolamento Ue sulle denominazioni di origine e le indicazioni geografiche protette e di eliminare il Lambrusco dalla lista dei vitigni tutelati.

L’ennesimo colpo di mano dell’Europa ai danni dell’Italia? Non questa volta.

La Commissione Ue nell’articolo 62 par. 4 del regolamento UE 607/2009 nel cui elenco figura oggi il Lambrusco, stabilisce che tra i requisiti per poter inserire un vitigno in quella categoria ci sia necessariamente il riferimento all’elemento geografico di una denominazione protetta. In ‘Lambrusco di Sorbara’, l’elemento geografico è ‘Sorbara’, non ‘Lambrusco’.

Pertanto se un viticoltore romeno o bulgaro decidesse di ricorrere alla Corte di Giustizia Europea perché vuole scrivere in etichetta “Lambrusco”, è molto probabile che vinca. E addio tutela per il nostro vino. Va da sè che la Commissione Ue questa volta abbia ragione: la norma europea che tutela il Lambrusco, così com’è scritta, non tutela il Lambrusco, anzi, lo espone al rischio di ricorsi. La norma non va dunque lasciata così com’è, ma va rivista con una nuova formulazione per dare al Lambrusco una tutela piena e definitiva.

Il Pd non vuole

Il Pd però non sa o finge di non sapere e continua a chiedere alla Commissione Europea di lasciare tutto com’è. Una scelta che espone il Lambrusco al rischio di una sentenza della Corte di Giustizia Europea definitivamente contraria agli interessi dei nostri produttori.

In una lettera inviata dal presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini e dalla sua Giunta a Maurizia Rebecchi, sindaco del Comune di Ravarino (Modena), Bonaccini sostiene che la Commissione Europea “non ha alcuna motivazione di carattere tecnico” per eliminare il Lambrusco dalla lista dei vitigni tutelati e che sarebbe sufficiente bloccare ogni iniziativa di modifica al regolamento Ue sulle denominazioni di origine e le indicazioni geografiche protette.

Peccato che proprio a Ravarino, il 18 dicembre scorso, sia stato approvato il primo documento a livello italiano a difesa del Lambrusco, nel quale il Pd aveva accolto le istanze di revisione della normativa proposte dal M5S. Documento a cui hanno fatto seguito diverse mozioni comunali sul territorio proposte dal Movimento.

Bonaccini e la sua Giunta appaiono meno informati dei loro colleghi di partito a Ravarino

La soluzione del M5S

Se il Pd ha a cuore gli interessi dei cittadini e dei produttori non può che sostenere la posizione del Movimento 5 Stelle, che a livello europeo sta spingendo per una revisione della normativa Ue che oggi e per sempre tuteli il Lambrusco. Se non lo farà, dopo le arance marocchine e l’olio tunisino ci troveremo a brindare con Lambrusco cinese!